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Spesso nell’età adulta si assiste ad una riduzione della severità dei sintomi che riguardano l’iperattività e dalla marcata agitazione psicomotoria si passa ad una spiccata loquacità; tuttavia gli adulti nella maggior parte dei casi lamentano soprattutto difficoltà che riguardano la sfera attentiva, ad esempio riportano difficoltà di organizzazione, divagano nella consegna dei compiti e continuano in alcuni casi a mancare di perseveranza. Talvolta anche negli adulti si possono riscontrare, purtroppo, soggetti con un’estrema irrequietezza ed invadenza sociale. Si può dire quindi concludendo, che questa condizione influisce continuativamente sulla persona partendo ad intaccarne la sfera comportamentale, il rendimento scolastico fino ad arrivare a turbare le imprese professionali e le relazioni interpersonali. Diversi sono gli studiosi che si son posti come obiettivo quello di comprendere che cosa potesse mitigare, alleviare o ridurre i sintomi dell’ADHD senza l’uso di farmaci e buona parte dei loro studi riportano che l’esercizio fisico e l’attività motoria sono un’ottima soluzione naturale. L’ADHD è associato ad una disregolazione della produzione di dopamina e noradrenalina. La principale ipotesi a sostegno dell’attività motoria come rimedio a questo disturbo è che essa, stimolando la produzione di questi neurotrasmettitori, ne ripristina l’equilibrio e ne regola la produzione. Inoltre, alcuni studi sottolineano l’importante relazione secondo la quale maggiori sono la qualità e la quantità dell’esercizio fisico svolto e migliori sono i risultati funzionali sulla riduzione dei sintomi. un ulteriore beneficio derivante dal movimento fisico è una riduzione significativa dei livelli di ansia. Quest’ultima, dovuta ad una sovrapproduzione di adrenalina, porta il bambino a vivere un aumento dell'arousal e degli stati emotivi che prova tale da interferire con l’attenzione e da invalidarne l’apprendimento scolastico. Altri articoli riguardanti risultati di studi comportamentali, neurocognitivi, fisiologici e di neuroimaging suggeriscono che la pratica fisica costante nel tempo può non solo temporaneamente alleviare la sintomatologia, ma può anche arrivare a influenzare i sottostanti meccanismi psicologici in maniera così marcata da potenziarne il cambiamento nel successivo sviluppo del sistema nervoso. In quest’ottica le ore di educazione motoria a scuola assieme alla pratica di uno sport pomeridiano svolgono un ruolo fondamentale all’interno dell’insorgenza, dello sviluppo e del decorso del disturbo d’attenzione e deficit di iperattività. L’eterogeneità delle attività da poter far praticare al bambino o al ragazzo e l’ampia scelta che ne consegue sono il principale punto di forza dello sport in sé, poiché a seconda dei sintomi ci sono attività sportive più idonee non solo dal punto di vista del dispendio di energia, ma anche dal punto di vista socio-relazionale. Lo sport prevede sia l’attività individuale condotta insieme all’allenatore, sia quella di gruppo in cui calare il ragazzo all’interno di uno contesto sociale di pari. Ad esempio nel caso in cui il ragazzo presenti una bassa autostima lo sport di gruppo sarà lo step finale da raggiungere: si partirà da quello individuale non competitivo e di sforzo fisico, ponendosi di volta in volta obiettivi più impegnativi da raggiungere. Se invece il ragazzo è caratterizzato da una buona autostima, buone capacità relazionali e in aggiunta è competitivo si possono proporre sport di gruppo in cui gli schemi di gioco non vengono modificati troppo spesso. Il rapporto che si instaura con l’allenatore diventa di fondamentale importanza. Ecco perché è necessario che ci sia un personale qualificato, competente e preparato che sappia condurre al meglio l’attività sportiva non solo dal punto di vista fisico, ma anche emotivo.
Dr.essa Lorenza Cantoni
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