ALLENIAMO I GENITORI...LO SPORT COME SPAZIO DI FORMAZIONE DEL SE’

Il mondo del rugby si rivela essere all’avanguardia nella visione dello sport, vissuto non solo come momento di crescita fisica e sportiva ma anche come strumento per lo sviluppo del proprio sè, nel quale sono coinvolti non solo gli educatori sportivi ma anche i genitori. Proprio con queste premesse, la scorsa settimana si è tenuto un incontro con le famiglie e gli educatori dei bambini e delle bambine del rugby Forlì.

E' importante educare i genitori alla visione dello sport non solo come luogo di acquisizione di abilità tecnico tattiche e sportive ma aprirli all’idea che lo sport diventa un vero e proprio spazio di formazione del sè più profondo, dove i bambini e le bambine sperimentano un momento di crescita personale e relazionale, maturando competenze e skills che potranno spendere in tutti gli altri ambiti di vita proprio perché le competenze e le capacità relazionali e sociali di un bambino partono dal suo sviluppo motorio.

Un atleta, dal più piccolo al più grande, è formato da cinque aspetti strettamente connessi: fisico, tecnico, tattico, mentale e ambientale. Mentre negli anni passati ci si fermava e concentrava sui primi tre, gli studi in ambito psicologico hanno chiaramente dimostrato che la differenza, soprattutto nello sport ad alti livelli ma non solo, è determinata dalla cura che viene messa nello sviluppo degli aspetti mentali e ambientali. Per aspetti mentali si fa riferimento a come l’atleta controlla i suoi pensieri, come formula gli obiettivi, le emozioni che prova, i pensieri che elabora prima e dopo la performance sportiva, l’attenzione (arousal) che raggiunge e sostiene.

Per fattori ambientali invece si intendono gli adulti di riferimento che ruotano intorno al bambino: i genitori e gli educatori sportivi, ed è proprio su questi fattori che si è posto l’accento per sensibilizzare la platea su quanto il loro comportamento possa determinare cambiamenti profondi nella performance dell’atleta e non solo.

Le neuroscienze ci insegnano, ormai da anni, la meravigliosa capacità che ha il nostro cervello di modificarsi continuamente, ogni millesimo di secondo, sulla base degli stimoli che riceve: la plasticità celebrale. E’ proprio questa straordinaria proprietà del nostro cervello che permette a noi genitori ed educatori di avere un potere immenso dal quale, come dice Spider Man, derivano grandi responsabilità: possiamo essere pandemia di guarigione o inquinamento dei circuiti mentali dei bambini e delle bambine con i quali entriamo in relazione.

Moltiplichiamo i millesimi di secondo per i centesimi di secondo per i decimi di secondo per i secondi per i minuti e per le ore che passiamo insieme a questi bambini, il risultato sarà un numero che tende all’infinito: questo numero identifica il nostro potere di modifica strutturale e non solo in termini di performance del cervello di quei bambini; è, come dice la Lucangeli, “il me che si struttura sulla base del te”, è il fenotipo che determina il genotipo.

Nelson Mandela sosteneva che “l’educazione è l’arma più potente che possiamo usare per cambiare il mondo” , non solo il mondo esterno ma anche il proprio mondo interno consapevoli che l’educatore deve essere un catalizzatore, un attivatore di aree di sviluppo prossimale: il cucchiaino che mescola lo zucchero al caffè.

Ancora oggi possiamo dividere genitori ed educatori in due grandi gruppi: quelli orientati sul compito (task direction) e quelli orientati sul risultato (ego orientati). Avere al proprio fianco un genitore o allenatore orientato sul compito significa avere accanto delle persone che valuteranno i successi in base ai miglioramenti, consapevoli che il rinforzo positivo modifica molto di più il comportamento rispetto al rimprovero o alla punizione, come già aveva dimostrato Skinner nei suoi studi. Il genitore o allenatore orientato al compito inoltre è a conoscenza dell’effetto pigmalione e quando saluta il bambino prima della competizione gli dice “buon divertimento” perché sa quanto l’enjoyment aumenti la prestazione.

E' molto importante educare genitori ed allenatori a queste tematiche in modo che, ogni volta che entrano in relazione con un bambino o una bambina, nulla sia lasciato al caso o all’istinto emotivo, ma tutto possa essere deciso e pensato affinché il bambino o la bambina che abbiamo difronte possa essere la sua possibilità migliore incoraggiato da un adulto che, come afferma lo psichiatra Viktor Frankl, decide sempre ciò che vuole essere.

Dott.ssa lenia Bombardi pedagogista 

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