Instabilità rotulea oggettiva: ruolo dei fattori di rischio, diagnosi e loro trattamento

L’instabilità rotulea oggettiva è una condizione clinica caratterizzata da almeno un episodio di lussazione della rotula associata alla presenza di fattori anatomici predisponenti

L’instabilità rotulea oggettiva è una condizione clinica caratterizzata da almeno un episodio di lussazione della rotula associata alla presenza di fattori anatomici predisponenti.
Episodi di instabilità rotulea hanno un’incidenza di 5-7 casi su 100000 persone all’anno nella popolazione generale, tuttavia, tale incidenza è decisamente superiore in pazienti con età compresa tra i 10 e i 17 anni, popolazione in cui i casi di instabilità rotulea aumentano a 29-43 ogni 100000 persone all’anno e l’incidenza è di 3,5 volte superiore rispetto ad una rottura del legamento crociato anteriore.

In aggiunta all’età adolescenziale, il sesso femminile, l’iperlassità legamentosa ed una storia familiare di episodi di instabilità rotulea rappresentano certamente dei fattori di rischio.

La maggior parte degli episodi di instabilità rotulea avviene in assenza di contatto, durante l’attività sportiva, in particolare in discipline che prevedono movimenti torsionali come il calcio, il basket, la danza e la ginnastica, e prevede un movimento del ginocchio in flessione associato ad una forza in valgo e rotazione interna con il piede appoggiato al suolo.

La diagnosi di tale condizione deve partire dalla raccolta anamnestica in cui è importante valutare eventuale familiarità per instabilità rotulea, presenza di comorbidità e/o di patologie genetiche, età del paziente, presenza di bilateralità della condizione e l’analisi dell’intensità del/i trauma/i e del meccanismo lussante.

La valutazione clinica è una fase imprescindibile per la diagnosi e tale fase è variabile a seconda che si valuti un episodio acuto oppure una fase post-acuta. In fase acuta, infatti, la sintomatologia sarà caratterizzata da un dolore diffuso, da un versamento articolare (emartro / lipoemartro), difficoltà nella mobilizzazione del ginocchio ed in tale occasione è imperativo valutare se la rotula è lussata oppure si è verificata una riduzione spontanea, evento che si verifica in più dell’80% dei casi. Nella fase post-acuta l’esame obiettivo deve essere condotto dapprima in posizione ortostatica al fine di valutare la presenza di un valgismo dell’arto inferiore e di eventuali vizi di rotazione, successivamente in posizione supina durante la quale va valutato il Range of Motion (ROM), la presenza di un J-sign, la presenza di una lesione dei tessuti molli mediali (capsula mediale, muscolo vasto mediale, legamento patellofemorale mediale MPFL e legamento patellotibiale mediale MPTL) e la presenza di altre lesioni a livello dell’articolazione quali lesioni legamentose e meniscali. E’ indispensabile successivamente eseguire dei test specifici per l’instabilità rotulea come il patellar glide test, l’apprehension test ed il reversed dynamic apprehension test la cui positività è testimoniata dalla contrazione del quadricipite una volta che il paziente avverte la sensazione che la rotula è in procinto di lussarsi. Infine è importante visitare il paziente in posizione prona al fine di valutare la presenza di possibili vizi torsionali sia a livello femorale che a livello tibiale.

La valutazione clinica deve essere infine corredata dalla diagnostica per immagini. Le indagini di imaging indispensabili per valutare una instabilità rotulea oggettiva sono rappresentate da radiografie in proiezione antero-posteriore, latero-laterale vera eseguita a 30° di flessione con i condili sovrapposti e assiale di rotula a 30° ed una RMN ad alto campo al fine di valutare la presenza di lesioni condrali e/o osteocondrali e quantificare i fattori primari dell’instabilità rotulea quali la displasia trocleare, l’altezza rotulea, l’entità dell’ingaggio sagittale della rotula rispetto alla troclea femorale e alterazioni di allineamento sul piano assiale come un’eccessiva TA-GT.

Infine la presenza di segni clinici che facciano sospettare alterazioni dell’allineamento coronale e rotazionale dell’arto inferiore, che possono predisporre ad una instabilità rotulea oggettiva, richiedono accertamenti ulteriori quali una teleradiografia degli arti inferiori in carico e una TC o RMN per studio dei profili torsionali dell’arto inferiore al fine di quantificare tali alterazioni.

Nei capitoli successivi verranno presi in considerazione i fattori di rischio per l’instabilità rotulea oggettiva, la loro importanza dal punto di vista biomeccanico nella patogenesi dell’instabilità rotulea, le metodiche ed i criteri per diagnosticare e quantificare l’importanza di tali alterazioni e le varie opzioni terapeutiche a disposizione per la correzione ed il trattamento di tali anomalie.

Stefano Pasqualotto
IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria – Negrar di Valpolicella
Presidente Workgroup Femoro-rotulea 2025-2027

Tratto da Ortopedia/33 

25/06/2025

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